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Materiali conduttivi e isolanti, il problema delle cariche elettrostatiche

Non tutti i materiali sono uguali, possono differire sotto innumerevoli aspetti, come resistenza, caratteristiche superficiali, punto di fusione e anche il comportamento che hanno rispetto alle cariche elettriche.

Ci sono materiali che hanno una maggiore facilità nell’accumulare cariche, rispetto ad altri. Parliamo ad esempio della plastica e dei tessuti sintetici, ma anche della carta e del vetro.

Tra questi materiali poi alcuni sono maggiormente propensi al rilascio di elettroni e di conseguenza a caricarsi positivamente, altri invece ad accumulare elettroni e quindi ad avere una carica negativa.

Sintetizzando e semplificando, tutti i materiali possono essere inseriti in una di queste due macro categorie: conduttivi o isolanti.

I materiali conduttivi

I materiali conduttivi sono quelli nei quali gli elettroni sono liberi di muoversi. In questa categoria troviamo, ad esempio: metalli come rame, ferro, zinco o argento.

Spesso i materiali conduttivi sono malleabili, in grado di deformarsi senza rompersi e trovano anche per questo numerose applicazioni in diversi ambiti.

Sono materiali resistenti all’usura, anche se stressati dal punto di vista meccanico o termico. I cavi elettrici, ad esempio in rame, sono ovviamente conduttivi, ma per lavorare al meglio vengono ricoperti di un materiale isolante, in genere di tipo plastico.

I materiali isolanti

I materiali definibili come isolanti sono, ad esempio: la plastica, il vetro e la carta, ovvero materiali in cui gli elettroni non si muovono liberamente, impedendo (isolando) il passaggio della corrente elettrica.

Questi materiali possono mantenere una carica elettrostatica anche per molto tempo e quest’ultima non può essere facilmente e direttamente scaricata a terra, visto che il materiale non ha proprietà conduttive.

L’energia elettrostatica resta quindi sulla sua superficie e questo potrà causare dei problemi, come piccole scosse elettriche e nel caso in cui si parli di catene di produzione, rallentamenti o blocchi dei macchinari, aumento degli scarti di produzione e altre criticità non sottovalutabili.

A tutti è capitato di prendere una piccola scossa sfilandosi un maglione sintetico, lo stesso fenomeno in ambienti produttivi può causare problemi tecnici, danni economici e potenzialmente anche rilevanti rischi per la sicurezza.

Come risolvere il problema delle cariche elettrostatiche

Come abbiamo accennato, le carice elettriche indesiderate e incontrollate possono causare diversi problemi, come risolverli e possibilmente prevenirli?

Le barre antistatiche o ionizzanti come si legge sul blog di barreantistatiche.it, sono dispositivi che aiutano a ricreare l’iniziale equilibrio dei materiali isolanti, usati in tantissimi differenti settori produttivi, come ad esempio l’alimentare, il farmaceutico o il packaging.

In seguito al fenomeno dell’elettrizzazione e alle differenti caratteristiche e proprietà dei più comuni materiali, capita che quelli elettricamente neutri, sollecitati ad elevate velocità, vedano un trasferimento di elettroni.

Le moderne catene di produzione sono sempre più automatizzate, performanti e veloci, questo le rende particolarmente a rischio di formazione di cariche che andranno opportunamente gestite.

L’attuale approccio alla produzione e alla lavorazione in serie, genera spesso una carica elettrostatica che fa allontanare o aderire materiali, può ad esempio attrarre polvere o impurità sulla superficie di un prodotto, abbassandone la qualità e portando ad un suo scarto dopo la produzione, con danni rilevanti per l’azienda.

Le barre antistatiche, attraverso un approccio di tipo elettro-chimico, vanno a ionizzare l’aria attorno alla macchina che si è caricata elettricamente e questo permette di andare ad eliminare efficacemente le cariche indesiderate.

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